Grande è stata la partecipazione di pubblico al concerto di domenica 6 ottobre in memoria di Matthias Quast, amico e già socio dell’Accademia degli Ottusi, docente di Storia dell’Architettura presso l’Università di Heidelberg, scomparso nel gennaio di quest’anno.
Tra le passioni di Matthias vi era la musica, in particolare il pianoforte, che suonava personalmente. Da qui il desiderio del Consiglio accademico di ricordarlo proprio con un concerto pianistico, coinvolgendo uno dei più valenti talenti del pianismo internazionale, il giovanissimo spoletino Edoardo Riganti Fulginei, il quale ha risposto con entusiasmo all’invito. Il programma, nato dalla collaborazione tra la famiglia, il direttore musicale dell’Accademia, Francesco Corrias, e lo stesso Riganti Fulginei, prevedeva brani ritenuti significativi per l’occasione.
La “Reminiscenza di Norma” S. 394 di F. Liszt – V.Bellini ha aperto il concerto, idealmente ripercorrendo nelle note biografiche degli autori (ungherese con fondamentali frequentazioni francesi e tedesche infine italiane, per Liszt) quelle dello stesso Matthias Quast, tedesco di Heidelberg, trapiantato in Italia per anni con la sua famiglia e con progetti di studio e di lavoro che hanno coinvolto città italiane, come Spoleto (progetto Amphitheatrum) e alcune università tedesche, fra cui quella di Heidelberg.
L’amato Chopin dei 12 studi op. 25 ha occupato la parte centrale del concerto, concluso dai tre bellissimi e pirotecnici quadri da ”Petrouchka” di I. Stravinsky.
I bis, chopiniani, hanno rappresentato un omaggio sentito e personale del pianista a Matthias Quast che proprio tali brani amava suonare.
Commosso l’intervento di Silvio Quast, uno dei figli, nel ricordo del padre, così come puntuale e precisa l’introduzione della Presidente dell’Accademia, professoressa Liana Di Marco.
L’Accademia degli Ottusi con la programmazione di eventi pubblici intende offrire alla cittadinanza spoletina momenti di arte e cultura, spesso in luoghi significativi della città, dove il recupero delle antiche memorie non è fine a se stesso, ma diventa opportunità di bellezza, di crescita e di costruzione attraverso il recupero della propria identità.