Venerdì 28 marzo, per il ciclo Eccellenti 2014, nella sala conferenze della Biblioteca comunale di palazzo Mauri, alle ore 16,30, si è svolta la conferenza del prof. Bruno Toscano, professore emerito di storia dell’arte dell’università di Roma 3, dal titolo “L’antico altare del Duomo di Spoleto”.
Ha aperto l’incontro la presidente Liana Di Marco, che ha ringraziato il professore per essersi reso disponibile, ricordando che è socio dell’Accademia Spoletina sin dal 1958 e riassumendone il lunghissimo e prestigioso curriculum.
Toscano ha preso la parola ricordando che gli studi sull’antico altare della cattedrale di Spoleto, attualmente in sant’Eufemia, sono pochissimi, nonostante sia una delle opere più importanti tra quelle superstiti prima del rinnovamento barberiniano.
Ha illustrato dunque il contesto storico e artistico in cui l’altare è nato. Innanzitutto si è soffermato sul pavimento cosmatesco del Duomo, su cui insisteva l’altare, facendo notare che oggi è un insieme non coerente di pezzi riassemblati successivamente e dimostrando, con opportuni confronti, che originariamente il pavimento di Spoleto doveva essere vicino, per materiale e temi astratti, a quelli di Santa Maria in Cosmedin e Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Si è occupato dunque del rosone, anch’esso elemento di forte caratterizzazione delle cattedrali romaniche, mettendolo a confronto con quello di San Pietro a Tuscania. In definitiva, è emerso chiaramente come Spoleto nei secoli XII e XIII non fosse un satellite periferico della capitale, ma appartenesse a pieno titolo all’area d’influenza culturale di Roma e vedesse all’opera le stesse maestranze dell’Urbe. L’altare dunque, doveva essere espressione di questa cultura.
Il prof. Toscano ha quindi ripercorso le fonti che si sono occupate dell’altare ed ha evidenziato alcuni punti che devono essere chiariti.
In primis quello relativo alla datazione: nella Sacra visita Barberini del 1630 si descrive l’altare e si cita un’iscrizione con cui Onorio III, nel 1164, consacrò questo altare con la chiesa e concesse indulgenze. L’incongruenza è data dal fatto che è sbagliato l’anno, la data giusta è invece 1216, quando Onorio fu consacrato a Perugia e dunque si muoveva effettivamente tra Umbria e Lazio.La prima data si riferirebbe invece al pontificato di Alessandro III, che è difficile pensare legato all’Umbria, preso dai problemi con l’antipapa.
Altro punto da approfondire riguarda la forma dell’altare, che le fonti antiche descrivono sormontato da ciborio retto da quattro colonne; a questo proposito il prof. Toscano fa il confronto con altri manufatti del centro Italia, come quelli di Santa maria in Lugnano, Ponzano Romano e Subiaco.Sottolinea inoltre come l’altare spoletino sia di finissima lavorazione, più alta di altre opere coeve dello spoletino e a Roma, e realizzato peraltro con marmo di Carrara e materiali preziosi.
In conclusione, il professore ha invitato i presenti a riprendere lo studio su questo manufatto , esempio probabilmente di quel gusto sviluppatosi a cavallo dei secoli XII e XIII, che va oltre il linguaggio romanico coniugando eleganza di linee a evidenza e vigore plastico, pur non potendosi ancora definire gotico.
We cannot display this gallery